Il frenetico ritmo della serie A impone, nostro malgrado, un altro schifato commento alle "gesta" dei nostri "eroi".

Pochi dubbi avevo, onestamente, sulla possibilità di tornare da Roma con qualche punto in saccoccia; dubbi scacciati alle 11 di mattina, quando le flebili speranze di vedere Immobile in panchina, o meglio non convocato, sono state scacciate via perentoriamente.

Don Cesare decide di continuare, come un mulo su un sentiero di montagna, con la strada del 3-5-2. Cambia qualche interprete, rispetto alla scialba prova offerta col Bologna, ma lo spartito suonato rimane lo stesso. E sulla formazione iniziale non ho molto altro da aggiungere. Il Bonaventura di ora vale il Borja Valero di ora, Biraghi per Caceres è sicuramente un miglioramento, Martinez per Milenkovic un peggioramento. Insomma ragazzi, dal minestrone si passa alla ribollita. Siam lì.

Fino all'infortunio di FR7 nulla di nuovo da segnalare; si piglia come sempre un gol da pollacchi, si fa qualcosina con molta educazione e timidezza, insomma il solito brodo insipido. Quando Frank chiede il cambio però mi desto dal torpore; vuoi vedere che, pur se costretto da un infortunio, Cesare finalmente capisce che deve OSARE, deve dare la scossa? Penso subito a Kouamè (attenzione, non sto dicendo che Kouamè sia un fenomeno, ma a noi serve freschezza, serve impeto) e invece resto di sale, entra Valentin Eysseric. Ricasco svuotato sul divano.

Per avere dei segni di timido risveglio si deve aspettare l'ora di gioco, quando il solito osceno Venuti lascia il posto a Jose Maria Callejon (per il quale vale il discorso fatto sopra per Kouamè; non penso sia - più - un fenomeno, ma a calcio giocare sa, e mi sembra criminoso farlo definitivamente appassire in panchina immolato sull'altare di uno SCHEMA di gioco. Una roba tafazziana).

Poco prima di beccare la seconda, inevitabile pera, ecco che il buon Cesare decide di regalare i soliti inutili 20 minuti alla nostra scheggia d'ebano. (l'altro cambio, Lirola per Martinez, penso abbia l'incidenza di un colpo di clacson la notte di capodanno). 

La squadra (ed è questo il punto dell'analisi che più mi interessa) esce sconfitta ma, da l'impressione di essere piu quadrata, meglio messa in campo. O perlomeno di crederci (ancora).

Io non ho intenzione di discettare di moduli in punta di fioretto; si giocasse bene, mi andrebbe benone anche un 6-3-1. Ritengo però delittuoso sacrificare costantemente quegli unici 2 giocatori che potrebbero portare un po di qualità ad una manovra offensiva asfittica. E se il problema, il nodo gordiano, deve essere il modulo, caro Cesare, non (ci far) morire per una questione di principio. Il mio primo allenatore alla Virtus Firenze, grand'uomo, diceva sempre che a calcio si gioca col 4-4-2. Questa è la base e l'ABC cui sempre si dovrebbe tornare quando tutte le altre certezze crollano.

In soldoni, caro Cesare, in conferenza usa pure i giri di parole che preferisci; se hai paura di chiamarlo col suo nome, non menzionarlo nemmeno il 4-4-2, o chi per lui. Accetto volentieri la supercazzola sul 3-5-2 pusterdato, ma per favore metti in campo i pochi giocatori capaci di creare qualche sussulto al nostro encefalogramma (quasi) piatto.